Bisio attenti al Gorilla

Il mattatore di “Zelig” si dà al cinema accanto a Ernest Borgnine e Stefania Rocca

Testata
La Stampa
Data
1 giugno 2005
Firma
Luca Dondoni
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«Oggi io e Claudio incontreremo Fabrizio del Noce per discutere dei progetti e delle proposte che la Rai ha in serbo per Bisio. Leggo sui giornali che il direttore di Raiuno ha dichiarato che Claudio certamente non presenterà il prossimo Festiva1 di Sanremo. Se lo dice lui dobbiamo credergli». Maurizio Totti, cuore e mente della società Colorado Film che produce il nuovo film di Bisio «La cura del Gorilla» (sugli schermi dalla fine del gennaio 2006) è perentorio. Prima ancora di parlare della pellicola, Totti «protegge» il presentatore di «Zelig Circus» portando, come si dice, le chiacchiere a zero. Con la Rai si discute ma non c’è nulla di certo. La volontà dell’attore è quella di continuare a far tv così come l’ha fatta sinora e cioè divertendosi. Potrebbe però anche prendersi un «anno sabbatico» dal video, a fare soltanto cinema e teatro. C’è questo film, c’è anche l’Archivolto di Genova che gli ha già proposto di portare in scena «Merci» di Daniel Pennac per la regia di Giorgio Gallione. Per il resto, contratti, accordi sono top secret.

Intanto Claudio, sfregiato e con un’ecchimosi sul naso frutto di un bravo truccatore esperto in effetti speciali, si presenta affiancato dall’autore del libro dal quale è stata tratta la sceneggiatura, cioè Sandrone Dazieri; ci sono anche il regista Carlo A. Sigon, Antonio Catania, Stefania Rocca e il grande Ernest Borgnine. Del cast, ma non sono presenti, fanno parte anche Bebo Storti, Gigio Alberti, Kledi Kadiu, Gisella Sofio e Fabio Cavilli.

Ernest Borgnine o meglio Ermes Effron Borgnino, visto che l’attore è di genitori italiani (piemontese il padre e di Carpi la madre Anna Boselli), arriva all’appuntamento con la moglie Tova che sembra la copia carbone di Edwige Fenech. «Mi tratto bene, vero?», dice in perfetto italiano a chi gli chiede della compagna, che non lo lascia mai un attimo. Borgnine si esprime in italiano per tutto il resto della conferenza stampa durante la quale sono spesso venuti a galla i tre film made in Italy («Il Re di Poggio Reale», «Il giudizio Universale» di De Sica e «I briganti italiani») girati negli Anni Sessanta.

«La cura del Gorilla» sarà un film dalle mille facce ed è la storia di un personaggio chiamato Sandrone detto il Gorilla (Bisio) che sin da bambino soffre di una particolare forma di sdoppiamento della personalità. Nel suo corpo vivono due soggetti, il Gorilla (appunto) e il Socio. Quanto la prima personalità è bonaria e cialtrona, tanto la seconda è razionale, fredda; in questo ricorda un po’ il poliziotto imbranato interpretato da Jim Carrey in «Io, me e Irene». Investgatore quasi per forza, visto che grazie all’inson nia non riesce a dormire, Sandrone finisce in un sacco di guai.

L’autore del Gorilla è lo scrittore Sandrone Dazieri già al terzo libro sulle avventure di questo detective assolutamente fuori dagli schemi. «Attenti al Gorilla» fu il primo, «La cura del Gorilla» il secondo e «Gorilla Blues» il terzo. «Ho cercato - ha spiegato Dazieri - di mettere insieme le tre storie creandone una tutta nuova. Certo, non mancano i riferimenti a “La Cura”, ma le interpolazioni fra un libro e l’altro si sprecano. Claudio aveva letto uno dei miei libri e ha proposto a Totti di farne un film. Ci siamo incontrati ed eccoci qua». La regia è stata affidata a un giovane che proviene dal mondo della pubblicità. «Si chiama Carlo A. Sigon - ha detto Totti – ed è un vero talento. Ha girato dei corti molto belli e ne apprezzavo il lavoro da tempo. Non appena ho avuto l’occasione per fare un film ho subito pensato a lui».

Vita e miracoli

Così comincia la biografia di Claudio Bisio tratta dal suo sito: «Le leggende narrano che sia stato trovato sotto un cavolo già adulto e senza capelli. In realtà nasce a Novi Ligure il 19 marzo con il cordone ombelicale attorno al collo, rischiando di strangolarsi - motivo per cui non può portare cravatte o colletti abbottonati. Nonostante le difficoltà iniziali pesa 3 kg e 8». Così descrive gli anni della contestazione: «Anni della contestazione: sull’onda della rivoluzione culturale cinese, dopo un breve e fallimentare tentativo nel campo delle arti figurative abbandona spatola e pennello per impugnare falce e martello. Per motivi di autodifesa e di illuminazione interiore si avvicina alle arti marziali frequentando la palestra Funakoshi e conseguendo la cintura marrone con il mitico maestro Carlo Pedrazzini. Prepara l’esame per cintura nera ma la chiamata alle armi lo porterà lontano da casa, a Macomer». Così finisce: « Sono passati gli anni: è crollato il muro di Berlino, è morto Che Guevara, è stato rieletto Bush, in Italia il centrosinistra si chiede se la parola socialdemocrazia sia ancora attuale ma il nostro irriducibile è ancora una volta controcorrente».

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