Testi e canzoni

C'è un episodio che amo raccontare quando mi si chiede di definire la personalità e il carattere di Claudio Bisio e Alberto Storti. L'aneddoto cui mi riferisco è sconosciuto ai più, forse addirittura dimenticato dagli stessi protagonisti i quali, temo, non approveranno questa mia delazione; nulla di sensazionale, intendiamoci, ma la sua conoscenza può contribuire a tracciare il profilo umano di due attori che amano concedersi alla vita senza riserve.

Era la primavera del 1990, e percorrevamo insieme l'autostrada fra Bologna e Rimini. Fummo affiancati da una vettura con targa belga (Anversa, probabilmente), un pulmino Volkswagen che doveva avere conosciuto tempi migliori. Gli occupanti, due uomini e un ragazzino dell'apparente età di 10/12 anni, facevano ampi cenni al nostro indirizzo con aria allarmata o almeno così ci era parso; pensammo che la nostra auto fosse in fiamme o qualcosa del genere, ma una sommaria analisi delle condizioni del mezzo ci tranquillizzò e lasciammo che i tre ci superassero scomparendo alla nostra vista. Fermandoci all'Autogrill di Faenza Ovest ritrovammo il pulmino che, regolarmente parcheggiato, faceva bella mostra di se' all'estrema destra dello spazio regolamentare. Entrammo nel bar, e Claudio ordinò per se' un panino e un succo di frutta (io mi limitai, per la cronaca, ad una confezione di cioccolato con mandorle, Storti sorbì un punch). Fu allora che la cassiera lo apostrofò sorniona: "Che gusto?" chiese, riferendosi alla bibita ordinata poco prima. "Pesca" rispose il nostro, rettificando subito: "No, albicocca. Albicocca". La ragazza servì la bevanda con professionale indifferenza, aggiungendo subito dopo: "Grazie signore, e buona giornata". Va detto che i belgi stazionavano alle nostre spalle con fare interrogativo, ma parevano non intendere il significato delle parole pronunciate. Bisio bevve, ringraziò, uscì e si pose alla guida dell'auto in mia vece; ripartì d'istinto, con un'accelerata rabbiosa, lasciandosi alle spalle il posto di ristoro e gli intraprendenti fiamminghi. "Siamo in lieve anticipo", si limitò ad osservare, e riprese la strada.

Quella notte nessuno riuscì a dormire.

Tutto qui. So per certo che due persone schive e riservate come Bisio e Storti avrebbero di gran lunga preferito che la cosa non fosse resa pubblica; ho ragione di credere tuttavia che la visione e l'ascolto di queste Nuove, mirabolanti avventure di Walter Ego non possano prescindere dalla coscienza di trovarsi di fronte a un cabarettista calvo e a un barbetta, interpreti omnia ploratibus sonant delle contraddizioni del loro tempo prima ancora che di un testo teatrale. Curiosamente, la suddivisione della pièce in due segmenti di pari durata genera un intervallo tra i due tempi, all'interno dei quali i personaggi si muovono, agiscono, parlano o tacciono a seconda delle caratteristiche del copione.

Qualche parola sulle canzoni: pagine immortali della storia della musica? Agghiaccianti porcate? O piuttosto sinceri e dignitosi divertissements senza pretese funzionali alla struttura dello spettacolo? Direi senz'altro pagine immortali della storia della musica. Un grossissimo bacione e un bell' applauso da
R O C C O T A N I C A

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