Il mito della meta

Il mito della meta

Cari lettori/rici di Smemo, alle soglie del duemila un collaboratore della suddetta, cioè io, deve farvi una confessione. Ogni anno, come immaginerete, la esimia direzione collegiale ci spedisce con lauto anticipo il tema dell’anno. Noi (e se uso il plurale è perché conosco Gioele Dix, Walter Fontana, la Gialappa’s, ma non facciamo nomi) quasi sempre aspettiamo l’ultimo giorno per scrivere il pezzo. Io, sempre.

 Anche quest’anno è andata così. E’ ormai trascorsa una settimana dall’ultimo giorno utile per spedire la mia sapida cartella (massimo due, non oltre le tremilaseicento battute); la simpatica redattrice Anna Trezzi mi ha già chiamato un paio di volte per sollecitare, e allora… diamoci dentro.

 Devo ancora decidere lo stile del pezzo. Se vi rileggeste gli scritti degli altri anni (non solo miei), vi accorgereste che sono raggruppabili in tre grandi categorie:

1) Il metatestuale ( detto anche “Non menare il can per l’aia”)

2) Il citazionista (detto anche “A bello!, quello è un riciclo!”)

3) L’originale (detto anche “ma chi te l’ha fatto fare?”)

 

Il primo (il menare il can per l’aia) è quello che sto facendo io adesso.

 

Il secondo (il riciclo) volendo ce l’avrei. E’ un pezzo che ho scritto con Rocco Tanica per uno spettacolo di dieci anni fa, dove si parlava del mitico Maurizio.

 

“ Maurizio. Maurizio Zanchi. Forse qualcuno di voi non se lo ricorda, ma per tutti gli altri che l'hanno conosciuto e l'hanno amato, perché non c'erano mezze misure-o lo amavi o lo odiavi- Maurizio ha rappresentato una stagione all'interno della nostra vita. Anzi, una vita all'interno della nostra stagione.

 Maurizio è tutto quello che noi abbiamo cercato di essere senza volerlo. Anzi, tutto quello che abbiamo dovuto essere senza poterlo. Tutto quello che avremmo potuto essere senza doverlo. Maurizio è tutto quello che noi abbiamo creduto di dover essere senza desiderare di poterlo fare. Tutto quello…”

 

…vi risparmio il seguito. Andava avanti per circa tre pagine più o meno così.

 

Il terzo (l’originale) è quello che vorrei provare a fare ora (ma chi me lo fa fare?).

In questi casi si parte dal titolo, per avere ispirazioni e per non andare fuori tema: Quello sporco ultimo mito. Sempre spiritosi i nostri direttori. Hanno preso il titolo di un film di Robert Aldrich (Quella sporca ultima meta) e l’hanno storpiato.Mi verrebbe voglia di fare altrettanto parlando della storia di quella maratoneta di poche parole che a causa di uno scarso uso dell’acqua e sapone si ritrova il corpo ricoperto da uno strato di sugna nerastra che facendo molto attrito con l’aria le fa perdere tutte le gare (Quella sporca ultima muta).

 

E invece no.

Mi voglio sforzare di più, cercare di capire cos’è per me davvero un mito. Mi concentro, mi sforzo, chiudo gli occhi, mi addormento.

Decido allora di copiare, cioè di farmi ispirare, da altri. Già, ma da chi? Dai navigatori del duemila, per diana! Apro la connessione, registro la password, scelgo un motore di ricerca, scrivo mito, clicco cerca, mi vengono fuori una quarantina di siti che riguardano tra gli altri:

 

Il mitico Nuvolari; il mito di Atlantide; la mitica bicicletta Bianchi; Che Guevara, un uomo, un mito; Dracula, tutto cio' che vorreste sapere sul mito vampirico; La mitica Ferrari; Il grande Opossum, una religione, un modo di vivere, un mito inestinguibile; Leonardo DiCaprio, così giovane e già mito; Luther Blisset, il mitico fantasma della rete; lo Zecchino d'Oro, un mito dei nostri giorni; Pino Daniele, mito napoletano della musica leggera; Rita Pavone, una donna un mito; Rodolfo Valentino, viaggio nel mito del più grande amatore cinematografico di tutti i tempi;Tonga, mitico arcipelago polinesiano; Gilles Villeneuve, tributo a un mito della formula 1.

 

Manco a dirlo, visto il mio passato di impegno sociale e politico e il mio amore per il cinema e la musica, i siti che visito sono:

 

Il grande Opossum http://www.geocities.com/Athens/Ithaca/6087

Luther Blisset http://www.geocities.com/CapitolHill/Lobby/5999

Tonga http://www.fiat.to/

 

Il grande Opossum è un pazzo di Foggia che mette in rete sue foto con la pancia fuori dai pantaloni autodefinendosi “il grande bradipo”.

Il secondo sito riprende le teorie di un anonimo gruppo di destra che definisce Luther Blissett “…l’ ultima creatura di Umberto Eco, Maestro dell'Inganno, complice delle manovre politiche e mediatiche dell'intellighenzia di sinistra…” altri pazzi, insomma. Non mi resta che sperare nella misteriosa Tonga. Difatti.

Fiat, questo è il nome del sito, (Federazione Italiana Amici di Tonga) è nato quasi per scherzo da un gruppo di amici amanti del Rugby ed il cui mito è Tonga, arcipelago Polinesiano il cui sport nazionale è il Rugby. Trasecolo (per la cronaca sto scrivendo un film ambientato nel mondo del rugby). Linko, cerco, backo e forwardo. Esulto. Avevo interrotto la scrittura del film (a corto per altro di ispirazione) per confezionare il pezzo di Smemo; ormai mi sa che sono a ben più di 3600 battute, quindi il pezzo praticamente è fatto, beccandomi tra parentesi il cazziatone della Trezzi non solo per il ritardo, ma anche per la lunghezza… ma finalmente ho trovato il finale del film! (che ovviamente non vi dirò). E forse anche il titolo, che potrebbe essere “Quella sporca ultima meta 2” oppure, ancora più originale, “Il mito della meta”. Vedremo.