Mamma, dormo fuori!
Una storia vera degli anni settanta

Mamma, dormo fuori!

Luca ha vent'anni. Ha conosciuto Marta, che ne ha dieci più di lui, a un corso di teatro. Durante uno di quegli esercizi per sciogliere i muscoli, da fare in coppia. Marta vive da sola, mentre Luca sta ancora con i genitori; d'altronde ha appena vent'anni (ci rimarrà fino ai trentacinque, NdA.) Una sera, finito il corso di teatro, con i muscoli belli sciolti, Marta accompagna Luca a casa in macchina (lui non ha neanche la patente). Si fa tardi. Molto tardi. Si stanno salutando, e qui la botta: "Perché non vieni a dormire da me?" Silenzio. Luca deglutisce più volte. È il mammone che lotta col viveur; il boy friend col boy scout. "Occhei, però faccio un salto sua prendere una cosa. Torno subito." Marta pensa a qualcosa che abbia a che fare con la precauzione sessuale o addirittura col puro piacere: oggetti sado maso, droghe... Chissà. Lui con strane smorfie ha fatto di tutto per farlo credere. In realtà deve avvertire la mamma che dormirà fuori (per la PRIMA VOLTA!). Sull'ascensore scrive un bigliettino tenero, ma deciso; rassicurante, ma sintetico; affettuoso, ma esaustivo: "MAMMA, DORMO FUORI." Entra in casa. Tutte le luci sono accese. La mamma è in corridoio. Agitatissima. "Ti sembra l'ora?" Lui è su un altro pianeta, gli esce un sorriso ebete e le mostra semplicemente il foglietto. Lei "Mi su no eh 'elfieu chi, cusa g'ha in te la testa! Vai da tuo padre e senti cosa ti dice lui." Il padre che sta dormendo alla grande si sveglia, guarda il foglietto e urla alla mamma che è rimasta in corridoio: "Vedi, non devi preoccuparti. Dice che dorme fuori." E si gira dall'altra parte. Luca, col suo solito sorriso da imbecille, sale in macchina di Marta e va. Verso casa sua, pensa lui. E invece no. Pensa già a una notte lui e lei, soli. E invece no. Marta vive in una comune femminista (non gliel'aveva detto). Anche famosa: la mitica casa di via Sabotino. Sei stanze, un corridoio, un bagno e una cucina. Le sei stanze sono praticamente sei monolocali in ognuno dei quali vive una ragazza membro del collettivo. Sei impianti stereo, sei minilibrerie, sei radio, addirittura sei letti. Matrimoniali! Ovviamente ogni ragazza ha una sua vita autonoma e spesso un ragazzo che si porta a casa. Luca entra intimorito. “Non ti preoccupare. C'è altra gente, ma si fa i cazzi suoi" gli sussurra lei. "E anch'io m ifarò i miei!" urla lui senza motivo. "Bene, ma adesso calmati" implora lei. Prima di andare a letto, Luca chiede di andare in bagno. "In fondo a sinistra" dice lei. E lui stupito: "Sai che in tutte le case in cui sono stato il bagno è sempre infondo a sinistra? Come mai? Be, per gli uomini è chiaro, è perché hanno il coso spostato verso sinistra. Ma per le donne?" "Sssshhh!!!! Calmati, Vai. In fondo a sinistra." Marta si è già pentita di averlo invitato. Lui orgoglioso della sua scoperta inforca l'ultima porta della parete di sinistra (a tentoni perché è tutto buio'), la apre, accende la luce e vede un ragazzo nudo che sta pulendo il bagno con una ramazza. Luca : "Cosa ci fai qui. Al buio, con una ramazza, a quest'ora?" (Sono le quattro del mattino, NdA). E lui “Mbé, m'avevo fatto un bagno, ho schizzato per terra e mo je stò a dà 'na ripulita." Oddio. Un romano. Luca era per l'internazionalismo proletario, ma proprio un romano. E sarà il ragazzo di chi? "Ma tu che ddevi fà? '"No, niente. La pipì." "E dici niente. È la cosa più importante der monno. Tutto se regola su quello. Se nun la fai mori e addirittura pensa che dicono... ehi, ma tu se devi falla, falla. Io nun me scandalizzo." Luca fa il disinvolto e si mette in posizione. E quello continua a parlare e a ramazzare. Parla della sua infanzia, della sua città natia che non gli è mai piaciuta, di come ha conosciuto Lisa, la sua ragazza (terza porta a destra), allo stadio a vedere l'Inter, la loro squadra del cuore,.. oddio, un romano interista! Luca non può farla; non riesce neppure quando lo guarda la mamma, figuriamoci un estraneo che gli ramazza i piedi. Interista. Fa finta di sgrullarsi e torna a letto. Quel po’ di notte che rimane, Luca la vive tra la stanza di Marta e il suo amore e il tentativo di fare la pipì in un bagno occupato a turno da: ragazza che si specchia per sistemarsi una maschera di fango, h.4.40; ragazzo alto che Luca scoprirà essere un suo ex compagno della squadra di pallavolo e si fanno una bella chiacchierata in mutande sulla vasca, h. 5 6; ragazza che si depila ascoltando i Matia Bazar, h.7,00: infine Marta deve alzarsi per andare a scuola (fa la professoressa, NdA). Luca si lava i denti con della terra e si ritrova nel traffico della metropoli con il senso di aver superato la linea d'ombra della giovinezza, la consapevolezza che alle donne tutto sommato piace ancora e un grandissimo dolore alla vescica che lo fa correre dalla mamma per andare in una casa dove di bagni ce ne sono due, il dentifricio è quello di Topolino, e nella sua stanza c'è una grande bandiera del Milan.