1° maggio - Il palco della libertà

Testata
l'Unità
Autore
Stefano Milani
Data
16/04/2004
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L'anno scorso, al concertone del Primo Maggio di Cgil, Cisl e Uil, quello in piazza San Giovanni a Roma, arrivò una milionata di persone e, il giorno dopo, una scia di polemiche per quello che Daniele Silvestri e Meg dei 99 Posse avevano proclamato dal palcoscenico e quindi in diretta tv su Raitre: «la guerra contro la magistratura» del governo berlusconiano lui, «non ci sarà pace senza giustizia e non ci sarà giustizia finché governeranno persone in doppiopetto come Bush, Blair e Berlusconi» lei, con esplicito riferimento alla guerra in Iraq.
È passato un anno, la situazione è ancor più tragica, il tema sarà l'allargamento dell'Europa ma sarà impossibile evitare la pace, la diretta con Raitre sarà ancora più estesa (16–18.15, 20–23 e 23.20–mezzanotte e 10) ma, cadendo la data in campagna elettorale, per la par condicio, gli artisti «si impegnano a rispettare il regolamento della commissione di vigilanza Rai» e a evitare dichiarazioni di voto. A comunicarlo è il trio che da tre anni coordina e tira le fila del concertone, Marco Godano, Luca Fornari e Sergio Rubino, rispettivamente il presidente e i coordinatori della Primo Maggio srl, società alla quale i sindacati confederali affidano la giornata. Che sarà accompagnata da una raccolta fondi per il reparto di geriatria dell'ospedale San Giovanni di Roma e, conviene dirlo subito, sarà condotta da Claudio Bisio: il comico e attore che nell'attuale panorama comico televisivo svetta con Zelig su Canale5 e ha avuto la liberatoria da Mediaset (ed è la prima volta di un volto che dal Biscione salta su questo palcoscenico). Negli ultimi due anni sotto quei riflettori c'era stato Claudio Amendola che, alle agenzie, si dice deluso dalla mancata convocazione: «Non so qua li siano le ragioni, mi auguro siano soltanto artistiche e non politiche».

Il carnet del 15° appuntamento (la «prima» fu nel '91) per ora è striminzito: gli organizzatori non svelano nomi «ancora in trattativa», dichiarano d’averci provato da un anno con Bruce Springsteen, ma per assicurarselo servono tempi più lunghi. Di sicuro ci sarà Stewart Copeland, già batterista dei Police passato ad altri repertori, che riprenderà in forma abbreviata la notte della taranta inscenata l'anno scorso a Melpignano, Puglia, suonando insieme al cantante degli Almamegretta Raiss, al cantore di pizzica salentina Uccio Aloisi (75 anni), al duo italo–palestinese dei Radiodervish, all'Ensemble Bash di percussionisti africani. Ci saranno salvo sorprese (speriamo di no) i Modena City Ramblers. Altro appuntamento ufficializzato, un omaggio di una mezz'ora a Fabrizio De Andrè con la Pfm e Bisio stesso. Ed è Bisio, a parlare.

NeIl'omagglo al cantante genovese dieci artisti dovrebbero interpretare i dieci comandamenti, ci sarà un parlato in cui De Andrè racconta della «Buona novella» che lei, Bisio, ha portato a teatro. In questi giorni drammatici, tornare su de Andrè ha un senso particolare?
Certo. Probabilmente canteremo tra le altre canzoni il Testamento di Tito e la Canzone delMaggio (da Storia di un impiegato, disco su cui mi sono basato per lo spettacolo I bambini sono di sinistra): di questi tempi mi sembrano canzoni ancora più necessarie.
Si sentirà l'introduzione di un concerto in cui Fabrizio parlava del '69, in cui raccontava di quando, in quell'anno, scrisse La buona novella che fu censurata alla radio e che anche certa sinistra non capì: parlava di Gesù. D'altronde lui riusciva a parlare ai giovani e non seguiva la corrente. Quelle poi sono canzoni che c'entrano eccome, con questi nostri giorni, oggi mi sembrano più necessarie che mai.

Visto quel che accade in Iraq la pace mi sembra un argomento inevitabile.
Temo proprio di sì. In queste ore poi la pace mi pare più lontana che mai dalla realtà. Nel mio piccolo non ho mai tolto la bandierina dal balcone, nella mia strada si sono sbiadite e poi sono sparite, ma vedo che ora qualcuno torna ad appenderle di nuovo.

Il concertone del primo maggio ha anche un risvolto politico. Lo seguiranno i segretari Epifani (Cgil), Pezzotta (Cisl), e Angeletti (Uil). Perché lei lo presenta?
Ho iniziato il mestiere d'attore per comunicare qualcosa alla gente. I primi spettacoli che ho visto sono stati quelli di Dario Fo, 25 anni fa. Ho sempre cercato di comunicare non necessariamente un'ideologia, ma, oltre a sentimenti, anche dei pensieri. La vita artistica ti porta a fare tante cose, però non dimentico le mie origini, con questo appuntamento mi sembra di tornare un po’ lì, a una certa purezza.

Da Mediaset a piazza San Giovanni è un salto notevole.
So di essere stato sempre coerente con me stesso. Questa è un'occasione più esplicita. Voglio però ringraziare Mediaset: mi ha dato subito la liberatoria per partecipare.

Il pubblico non sarà lo stesso di Zelig. Come condurrà la giornata?
Oltre a essere tantissimi, gli spettatori del primo maggio sono qualitativamente motivati, lo so, non sono dei ragazzini urlanti per una star. Cercherò di dialogare su come la penso. Sarebbe bello parlare con i cantanti fuori dal repertorio fissato, mandare messaggi di pace.

La sua familiarità con la musica le servirà?
Spero. Sono soprattutto molto curioso di conoscere dei cantanti che seguo quasi da fan, came Frankie Hi–nrg. che so essere un tipo intelligente. I veri grandi non sono mai arroganti, potrà essere un'occasione per arricchirci l'un con l'altro.