Luca Lucini

Luca Lucini

La mia avventura con Claudio Bisio

 

Ho conosciuto Claudio tanti anni fa, lui probabilmente non si ricorda neanche, ho preso con lui un appuntamento per il mio capo di allora, io arrivai puntuale e anche Claudio, mentre il mio capo arrivò in ritardo di quasi mezz’ora. In quella mezz’ora di imbarazzo totale in cui io ero l’assistente dell’assistente, e Claudio aveva appena riscosso, fra i tanti altri, il successo di Mediterraneo, capii un po’ di cose. Io avevo grande ammirazione per tutto quello che stava facendo la compagnia dell’Elfo di Milano, mi piaceva come Claudio faceva televisione senza snaturare se stesso e il suo carattere, anzi portando un po’ di respiro teatrale, mi piaceva come usava la sua “aggressività” come arma di comicità e di intensità, insomma tutto ciò che si stava creando intorno all’Elfo, a lui, a Salvatores, era per me, giovane aspirante sognatore di messa in scena, un mito. In quella mezz’ora di imbarazzante attesa, nulla del personaggio che conoscevo dal teatro dal cinema e dalla televisione trapelava, mi sembrava una persona estremamente pacata, semplice, forse anche un po' timida, era la prima persona “famosa” con cui stavo a più di un metro di distanza, e anche se in quella mezz’ora il dialogo si è sviluppato su due filoni principali tutti e due di breve respiro “Posso offrirti qualcosa da bere intanto?” “…no grazie!...e intanto mi hanno chiamato e hanno detto che stanno arrivando” “…. ah bene…!”. Non era la solita persona di successo a cui ero abituato. Lavoravo a cavallo fra la moda e la pubblicità, e in quegli anni della “Milano da bere”, era in voga l’isteria!: modelle strapagate che strillavano tutto il tempo, fotografi che prendevano a sberle gli assistenti, registi pubblicitari che in preda ad attacchi isterici facevano ripetere 30 volte una sorsata di cioccolata, per poi cacciare l’attore a parolacce. Pensavo "Io non ho questo carattere, non potrei mai, ci vuole una grande “personalità” per fare questo lavoro...a me strillare non piace...mi sa che è meglio se finisco gli esami..."
Questo racconto per spiegare che forse anche grazie a Claudio e a quella strana mezz’ora, ho capito che non era così, che anche le persone normali, o addirittura timide, potevano riuscire a fare quello strano lavoro e con grandi risultati, e che forse essere semplicemente se stessi ti metteva al riparo da tutto e da tutti.
Lavorare con Claudio è stata per me una esperienza davvero straordinaria. Claudio è un grande attore, e quando ho pensato a lui per il film (mentre ancora stavamo scrivendo), sapevo che avrebbe fatto ciò che solo un grande attore può fare: non può più esistere un Vittorio diverso, nessuno potrebbe farlo meglio, e nessuno riuscirebbe ad immaginarlo senza il suo volto, come i personaggi creati da Gassman, da Tognazzi, da Manfredi, ha messo in scena un personaggio cinematografico irripetibile, forte e fragile, umano e tremendo allo stesso tempo. Per me è stata una grande crescita, ci confrontavamo spesso prima di girare e anche sul set, e le sue proposte mi aiutavano a delineare meglio Vittorio. Io ascoltavo lui e lui ascoltava me e da quell’intesa e quel confronto era facile trovare sempre il risultato migliore.
E poi quello per cui devo veramente ringraziare Claudio è l’atmosfera che si è creata sul set - un set duro, molte scene difficili, molto lavoro anche fisico (le partite); per me era una bella sfida, un film corale - lui aveva sempre la preparazione della parte perfetta, il sorriso, la voglia e l’entusiasmo di un esordiente, ma l’esperienza di un grandissimo professionista. Questa positività è risultata contagiosa per me e per tutti gli altri.
Grazie ancora Claudio.

Luca