Massimo Martelli

Massimo Martelli

Claudio Bisio gioca a tennis e questo non è una grande notizia, il problema è che pensa di giocare bene. L’impegno sulla terra rossa è lo stesso che mette su un palcoscenico o sul set di un film. Ma la triste realtà è che il risultato è completante diverso. A tennis Claudio è una pippa. Ma questo non sarebbe un problema se Claudio non fosse anche una pippa competitiva. Lo so perché ho giocato in doppio in coppia con suo figlio contro lui e il produttore di Bar Sport e ora vado ad elencare una serie di nefandezze che il mio e vostro eroe ha usato alla ricerca di una vittoria che poi non è venuta:

1. distrarre il figlio e servire velocemente

2. disegnare con una pallina che aveva in tasca un segno sulla terra rossa per dimostrare che il nostro colpo era out

3. far finta di aver avuto un crampo

4. dire al suo compagno di doppio “spara contro mio figlio quando è a rete”

5. minacciare di non fare promozione al film in caso di sconfitta (ma in questo caso anche il produttore, suo compagno, si è indignato)

6. parlare al figlio dei prossimi impegni scolastici mentre il povero cerca di servire

7. far finta di salutare ammiratori inesistenti dopo aver subito un ace

8. cercare la sospensione della partita per improvviso abbassamento di luce (n.b. erano le tre del pomeriggio!)

9. tentativo di corruzione di un passante per strappare un punto

10. parlare continuamente di cose assurge fingendo disinteresse per la partita. Unico scopo distrarre: “lo sapete che si può falsificare il mittente degli sms?”, “a Philadelphia un cane guida ha prontamente contattato la polizia quando la sua padrona non vedente è stata aggredita da un malvivente”, “il ciuccio non deve essere intinto in sostanze zuccherate in quanto può causare carie a abituare il bambino a sapori troppo dolci, io con te non l’ho mai fatto ricordatelo adesso che stai servendo”.

E mi fermo a dieci anche perché se continuassi questa pagina diventerebbe la Recherche di Proust. Ma questo io l’avevo capito prima di quella partita di doppio, il giorno che lo raggiunsi in Toscana per scrivere il film. Claudio mi dice: “so che giochi bene a ping pong”, “si da giovane giocavo molto bene” … non l’avessi mai detto. Mi porta al tavolo, facevo un caldo pazzesco e il sole picchiava di brutto. Lui si va a cambiare scende in calzoncini, maglietta e scarpette mentre io rimango vestito. Al primo palleggio capisco che il caldo non permette di giocare e poi non ho le scarpe adatte: “toglile” mi dice Claudio e mentre lo faccio non mi accorgo che lui bagna a terra la sua parte di gioco. Iniziamo a giocare io scalzo lui in tenuta da competizione e quando gli dico che i piedi mi stanno bruciando insiste nel voler giocare. Per la precisione del cronista i due set sono finiti 21 a 5 e 21 a 6 per me nonostante le scottature e le successive bolle createsi ai miei piedi. Non mi ha chiesto la rivincita se lo avesse fatto avrebbe riempito di puntine da disegno la mia parte di campo.

Avrei finito ma prima voglio aggiungere che giocare con Claudio è impossibile ma averlo come amico è indispensabile. Claudio è fedele, modesto e generoso. Gli voglio bene e vorrei vederlo più spesso e sul lavoro si concede come pochi. Durante Bar Sport non ha lasciato un attimo il set e lavorare con lui è un piacere basta che nelle vicinanze non ci siano:

1. campi da tennis

2. tavoli da ping pong

3. flipper

4. biliardi

5. campi da calcio

6. etc etc

Ciao Claudio, so che queste rivelazioni ti feriranno ma sai anche che questa è la verità. Ti abbraccio. Il tuo amico Massimo.