Il blog

Cremona con Sandrone

Cremona con Sandrone
Sabato scorso sono stato a Cremona. Non ci tornavo da quando ho girato "La cura del gorilla", film tratto appunto dall'omonimo noir di Sandrone Dazieri. Ho trovato la città (il centro almeno) ancora più bella di come la ricordavo incorniciata nella rassegna "Le corde dell'anima" sul rapporto tra musica e letteratura.

E il nostro intervento è stato incentrato proprio su questo: la musica nella letteratura gialla e noir.

A fare da moderatore si è palesato un ottimo Matteo Bordone (con me e Sandrone nella foto) che ha stimolato e mai censurato le "profonde stupidate" che Sandrone ed io siamo riusciti a propinare in un più di un'ora in una piazza del duomo attenta e incredula di tante lepidezze concentrate (Matteo ci ha messo del suo).
Nella foto siamo tutti e tre intenti ad ascoltare le note del maestro Alberto Tafuri che ha infrannezzato la serata con sue libere elaborazioni da film "di paura" quali "Profondo rosso", "Lo squalo", "La donna che visse due volte"...

Buone da Cannes

Buone da Cannes
Oltre a salutare il giustissimo trionfo di Elio Germano al festival di Cannes (ho appena visto il film, è davvero una bomba e Germano è bravissimo) mi sono arrivate buone, anzi ottime notizie per quanto riguarda il film "Benvenuti al Sud" che ho appena girato e che uscirà in Italia dopo l'Estate.

Nel mercato di Cannes è stato venduto in Francia, Germania e in tanti altri paesi del mondo.

Nella foto vedete il produttore Marco Chimenz di Cattleya a fianco al manifesto del film in uno stand di Cannes.

Ciao Edoardo

Ciao Edoardo
Ho avuto la fortuna di conoscerlo, di sentirlo parlare.
Anni fa misi anche in scena una sua versione del Faust.
Era una persona ricchissima, stargli accanto anche per poche ore ti faceva sentire migliore.

Basta manfrine perché lui mi pare non le amasse. Aveva anche (o soprattutto) un gran senso dell'umorismo, e questo suo scritto del 1986 da lui letto solo poche settimane fa in una libreria di Savona, lo conferma:

“Ci sono io, per intanto. Sto dentro la mia grande bara. Sono al buio, chiuso. Le voci che si sentono di fuori, che arrivano qui, che parlano di me, a me, sono le voci dei visitatori. Con la faccia girata tutta da una parte, con tanta fatica, ne vedo qualcuno, lì dei visitatori, da una fessura del legno, tra un’asse e l’altra della parete, che mi passa davanti, che si ferma. Poi qualcuno mette anche l’occhio, lì nella fessura, e si vede che non ci vede niente. Ci sono i personaggi, tutti, qui nella bara. Sono fatti di legno, un po’ come nei tiri al bersaglio. Ci sono dei personaggi che ci sono soltanto con la testa, che è appesa lì, al soffitto, che pende. Ma ci sono dei personaggi che ci sono per intiero, grandi come sono davvero, nudi. Sono come ombre un po’ spesse, di cm 5 circa. Sono messi in fila, con la spina dorsale attaccata alla parete, con il corpo mobile, tutto di profilo. Se allungo le dita, me li sfoglio come si sfogliano le pagine di un libro, i più vicini. Li riconosco così, toccandoli. Tocco quella ragazza rosa, per esempio, che è subito lì. Me la volto dalla mia parte. E’ li con la bambina ballerina, che se la tiene per mano. Poi dice alla bambina di andarsene un po’ a spasso, via, a giocare, lì nel corridoio, fuori…”
 
Edoardo Sanguineti  - “Smorfie”, 1986


Al Teatro Litta

Al Teatro Litta
Come sempre con un poco di ritardo, pubblico un'immagine della serata tenutasi il 10 Maggio al Teatro Litta di Milano dove ho letto per intero il nuovo libro di Walter Veltroni.

Beh, devo dire è stata una serata particolarmente intensa. Il testo non è affatto comico (tratta della tragedia dell'Heysel) ma il pubblico mi è sembrato accogliere con una attenzione superiore alla media quelle parole, che l'autore definisce monologo ma che in realtà è quasi un poema (cioè è in versi).

Grazie, a tutti quelli che sono venuti e hanno applaudito e grazie a una persona come Veltroni che trova il tempo (tra una riunione e l'altra) di scrivere testi così ispirati.