Il blog

Idee cretine

Idee cretine
Nel ringraziarvi ancora una volta per l'incredibile risultato di Zelig di ieri sera (più di sette milioni di media), vi volevo regalare ancora una vignetta dell'ottimo PV che ogni tanto mi allieta inviandomi i suoi pensieri in forma di fumetto.
Buon Gennaio, buon freddo, buon tutto...

Arcizelig 2009

Arcizelig 2009
Abbiamo appena finito di registrare tutte e quattro le puntate speciali di Zelig.
La prima è già andata in onda (Venerdì scorso) e mi pare sia piaciuta parecchio, le altre andranno nei prossimi venerdì.

Allego questo ritratto di Claudiano che mi ha inviato Serena, una fan di dodici anni.

A presto!

Buon vento!

Buon vento!
Ricevo e giro a voi questi auguri curiosi...

Avevo 25 anni...

Avevo 25 anni...
Molti di voi, sia sul blog che nella posta privata mi hanno chiesto di pubblicare il testo di Gaber- Luporini che ho letto alcuni giorni fa da Fazio a "Che tempo che fa": eccolo.

Ora basta con la finzione.
Io ho cinquant’anni, siamo in pieno duemila e mi domando: questa piccola porzione di storia che abbiamo raccontato cosa ci lascia? E soprattutto, come ci lascia? E anch’io, come nuovo padre mi domando: che eredità stiamo lasciando ai nostri figli? Forse, in alcuni casi, un normale benessere. Ma non è questo il punto. Voglio dire c’è un’idea, un sentimento, una morale, una visione del mondo... No, tutto questo non lo vedo. Allora ci saranno senz’altro delle colpe. Si, il coro della tragedia greca: i figli devono espiare le colpe dei padri.
Siamo forse noi padri insensibili, autoritari, legislatori di stupide istituzioni? Credo di no. Allora, dove sono le nostre colpe? E’ che è troppo facile per noi essere pacifisti, antiautoritari e democratici. I nostri nonni avevano fatto la resistenza. Forse avremmo dovuto farla anche noi, la resistenza. È sempre tempo di resistenza, magari ad altre cose.
Allora, perché invece di esibire il nostro atteggiamento libertario non abbiamo dato uno sguardo all’avanzata dello sviluppo insensato? Perché invece di parlare di buoni e di cattivi non abbiamo alzato un muro contro la mano invisibile e spudorata del mercato? Perché avvertiamo l’appiattimento del consumo ma continuiamo a comprare motorini ai nostri figli? Perché non ci siamo mai ribellati alla violenza dell’oggetto? Perché non abbiamo mai preso in considerazione parole come... ESSENZIALITÀ?
Il mercato ci ringrazia. Gli abbiamo dato il nostro prezioso contributo.
E voi, si, voi come figli, voi venticinquenni di ora, non avete neanche una colpa? Dov’è il segno di una vita diversa? Forse sono io che non vedo, ma rispondetemi: dov’è la spinta verso qualcosa che sta per rinascere? Dov’è la vostra individuazione del nemico? Quale resistenza avete fatto contro il potere, contro le ideologie dominanti, contro la logica del consumo, contro il dilagare del superfluo? Il mercato ringrazia anche voi.
D’accordo, non posso essere io a lanciare ingiurie contro la vostra impotenza. C’ho da pensare alla mia. Però spiegatemi, perché vi abbandonate ad un’inerzia così silenziosa e passiva? Perché vi rassegnate a questa vita mediocre, senza l’ombra di un desiderio vero, di uno slancio, di una proposta qualsiasi? Vitale, rigorosa, qualcosa che possa esprimere almeno un rifiuto, un’indignazione, un dolore... Perché il dolore ti aiuta a crescere, il dolore è visibile, chiaro, localizzato
Ma quale dolore? Ormai non sappiamo neanche più cos’è... il dolore! Siamo caduti in una specie di noia, di depressione... certo, è il marchio dell’epoca... la malattia dell’epoca. E quando la depressione si insinua dentro di noi, tutto sembra privo di significato. senza sostanza, senza nulla, salvo questo nulla, non identificabile, che ci corrode.